sabato, novembre 5

Caro Mario Borghezio...



Gent.le Mario Borghezio,

le sue parole tuonanti hanno graffiato ancora una volta la mia anima, le scrivo quindi, perché trovo sia giusto replicare...
In quella che possiamo ancora definire democrazia, il confronto tra le parti rende e ci fa sentire liberi. Ma la mia libertà finisce laddove inizia la sua, nel rispetto reciproco. Le scrivo perché mi sento mortificata ed arrabbiata, non con lei, ma con il mio popolo, la mia gente, chi mi dovrebbe appartenere.

Sono stanca di essere accomunata a quel popolo a cui lei si riferisce.
E' un popolo in cui io NON mi riconosco!! Tantomeno molti altri come me!

Quella eco di voci assordanti, viene raccolto e rimbomba impietosamente in tutto il mondo!
La Napoli di Totò viene "scamazzata" dalla Napoli gracchiante. Lo stridio di notizie ci mortificano.

Lei, mio caro Borghezio, non ha nulla a che fare con me, non mi conosce, così come forse non conoscerà le urla silenziose del Napoletano perbene. Non conosce i pianti, il dolore nel vedere la nostra città ridotta ad un cumulo di munnezza. Nel vedere sorrisi portati via ed i sogni che non abbiamo più.

Questa Napoli non fa rumore, questa Napoli lotta nel silenzio, in quei margini di quotidianità.
Un popolo inconsapevolmente in guerra, abbandonato a se stesso nella chiara e meschina volontà di lasciarlo da solo a difendersi, contro chi?

Chi è il nostro nemico? Ci aiuti a capirlo lei, che ha le idee così chiare, perchè noi siamo confusi...

In che modo ancora si può  difendere questa città, la mia gente, quella in cui invece io mi riconosco??
In coloro che camminano a viso chino e con le spalle al muro.
Siamo invasi da questi conquistatori che ci impongono il loro modo di vivere a gomitate sulla faccia!

Sono andata via da Napoli, sa perchè??

Perchè non ho voluto adeguarmi. Non sono scesa a compromessi. Non ho voluto più chinare la testa e far finta di niente. Ed  ho smesso di combattere. Eppure non ero io la sola...il fatto è che non siamo UNITI!
E' tanta la sfiducia e la presunzione che c'è in giro.
Se il popolo Napoletano avesse consapevolezza dei suoi pochi, ma grossi limiti, sarebbe un grande popolo.

Ho cercato e ritrovato la mia dignità: di persona, di donna, di ricercatrice, all’estero.
L'Italia non me lo ha permesso!

Caro Borghezio, eppure sorriderà a sapere che il mio bisnonno era un piemontese.
Non mi stancherò mai di raccontare al mondo la mia Napoli.

La Napoli perbene, quella che stringe i denti, quella che non ci sta! 
Lei ha bisogno di conoscere i nostri racconti.

Ed è così che ci conoscono all’estero, in quella bellezza che può rifiorire solo lontano da quella maledizione ambientale!

Con sincerità.
Paola Dama

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