"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".
Cesare Pavese, La luna e i falò 1949
Il cielo sulla campagna del casertano e poi del napoletano dal finestrino dell’aereo era marrone. La Terra dei Fuochi era laggiù ad aspettarmi con i suoi segnali di fumo. E’ trascorso un anno, un anno per perdere le sue abitudini. Non c’è stato un giorno in cui non ho dimenticato, in cui non ho guardato, in cui non ho ascoltato, in cui non ho parlato, in cui non ho pensato alla mia città. Nei momenti in cui bisogna rimaner saldi alla propria determinazione, quando credi di aver sotto controllo le tue emozioni, i ricordi ti strangolano, vieni tradito dalla memoria, dai tuoi pensieri. Inizi incredibilmente ad aver nostalgia anche di quelle cose che ritenevi insostenibili, quella vita pesante che ti trascinavi in attesa di un qualcosa che l’avrebbe cambiata. Eppure quando si vive lontano sarebbe normale poter pensare alla propria terra d’origine, come a qualcosa di bello, qualcosa con cui ricongiungersi il prima possibile, ed invece ciò che mi lega ad essa, per la maggior parte, sono solo vicende negative di natura sociale e personale. Ed eccomi perciò di nuovo a vivere da vicino quel dolore che hai cercato di lasciare immergendomi ancora una volta nei vecchi soliti problemi, nelle solite storie, abbandonando la speranza di poter ritrovare al tuo rientro una città in rinascita.
La mia Napoli continua a soccombere sotto il peso della incuria delle Istituzioni e dell’apatia di cittadini inermi che non vengono né tutelati, né spronati.
Cesare Pavese, La luna e i falò 1949
Il cielo sulla campagna del casertano e poi del napoletano dal finestrino dell’aereo era marrone. La Terra dei Fuochi era laggiù ad aspettarmi con i suoi segnali di fumo. E’ trascorso un anno, un anno per perdere le sue abitudini. Non c’è stato un giorno in cui non ho dimenticato, in cui non ho guardato, in cui non ho ascoltato, in cui non ho parlato, in cui non ho pensato alla mia città. Nei momenti in cui bisogna rimaner saldi alla propria determinazione, quando credi di aver sotto controllo le tue emozioni, i ricordi ti strangolano, vieni tradito dalla memoria, dai tuoi pensieri. Inizi incredibilmente ad aver nostalgia anche di quelle cose che ritenevi insostenibili, quella vita pesante che ti trascinavi in attesa di un qualcosa che l’avrebbe cambiata. Eppure quando si vive lontano sarebbe normale poter pensare alla propria terra d’origine, come a qualcosa di bello, qualcosa con cui ricongiungersi il prima possibile, ed invece ciò che mi lega ad essa, per la maggior parte, sono solo vicende negative di natura sociale e personale. Ed eccomi perciò di nuovo a vivere da vicino quel dolore che hai cercato di lasciare immergendomi ancora una volta nei vecchi soliti problemi, nelle solite storie, abbandonando la speranza di poter ritrovare al tuo rientro una città in rinascita.
La mia Napoli continua a soccombere sotto il peso della incuria delle Istituzioni e dell’apatia di cittadini inermi che non vengono né tutelati, né spronati.
Napoli e la sua
periferia:
il solito rumore, il solito odore, il solito degrado, gli occhi non
trovano pace.
Ogni
volta che ritorno trovo la desolazione, un posto abbandonato a se stesso
laddove ognuno di noi si erge a capo della giustizia. Viviamo e combattiamo una
guerra silenziosa sgomitando per ottenere con prepotenza ciò che ci dovrebbe
essere dato di diritto. Calpestiamo gli altri, perché se non fai così “non
passi”. Il nostro popolo è costituito da due fazioni, i guelfi ed i ghibellini,
la gente perbene e la camorra. Non esiste la via di mezzo, esiste il fatto di sapere e
di tacere, di abbassare gli occhi, di nascondersi, ma questo non è il mezzo. Per
un napoletano è facile riconoscere i buoni ed i cattivi, abbiamo una sorta di
intuito che ci permette di discriminare. Essere bravi, capaci qui non è un
merito, essere persone sensibili e leali, non è una dote, ma una disgrazia se
non hai come andartene. Queste persone non vengono "promosse" nel
nostro bel Paese, ma anzi devono soccombere al niente. Devi accettare i
compromessi, altrimenti non vai avanti e la maggior parte della gente non è
stata abituata a reagire, ma piuttosto a perdersi in quei lamenti che ritornano
come vecchie litanie.
Chi
nasce in questo magma di schifo con delle caratteristiche nobili, sconfina nel
genio altrove. Crescere in un posto come il nostro, in cui il dolore e la
sofferenza che si prova ogni giorno, esaltano le anime profonde significa
sviluppare una personalità che è fuori dal comune. Ecco spiegate persone come
Massimo Troisi e gli altri.
Negli
Stati Uniti, ci sono diverse cose che non vanno, ma talvolta la meritocrazia esiste e viene premiato chi ha voglia di fare. E nemmeno è frustrante non essere
capaci, perchè il sistema è costituito in modo tale che alla fine ognuno si
ritrova nella giusta collocazione per quello che può dare alla società.
Vivere
all’estero ti conferisce una doppia personalità ed una strana insofferenza.
Fintanto che non si stacca la spina, vivi con due piedi che distano fra loro un
oceano. Costruisci qualcosa laddove niente ti appartiene, nessun punto di
riferimento, ti sembra che tutto quel che fai sia un castello di sabbia, anche
se la strana familiarità che senti è dipesa dal fatto che siamo cresciuti con
pane e telefilm americani. C’è una calma disarmante qui a Columbus, non ti
senti mai in pericolo, gli americani dispensano sorrisi a tutti. Ti chiedono “come
va”, anche senza conoscerti. Niente di personale ovviamente. E’ un loro modo di
fare, un modo cordiale di salutarti. Così da noi quei sorrisi vengono sostituiti
dalle facce corrucciate. La disperazione delle persone, la sfiducia che abbiamo
l’uno dell’altro, disegnano sui nostri volti delle smorfie antipatiche. Le persone cordialmente chiedono permesso e
si scusano, mentre l’arroganza delle nostre parti prende posto ai “sorry” che
senti anche quando sai di essere tu ad aver sbagliato.
Allo
stesso tempo è frustrante vivere in un posto in cui il nostro modo di fare da
più parti viene frainteso. Il nostro colloquiare, il gesticolare, il modulare i
toni con enfasi, viene interpretato sempre nei termini di una discussione. La
nostra passionalità viene scambiata per aggressività, anche se gli Americani
adorano gli Italiani. Gli Italiani che sono qui, e i Napoletani miei colleghi,
ricercatori, vengono apprezzati e se ne riconoscono le loro qualità. Gli
americani subiscono il fascino di chi viene a portare arricchimento alla
propria nazione, lasciano il passo con un inchino.
In
questi giorni in cui si piange il dolore della prematura perdita di Pasquale
Romano, ucciso per sbaglio dalla camorra o chi per essa, si scorge tra il
frastuono la dignità della sua fidanzata, Rosanna Ferrigno. La sua forza d’animo, la sua
lucidità, la sua eleganza, il suo rigore, la sua consapevolezza, dovrebbero rimbalzare sulle cronache dei giornali interessati maggiormente a far vedere il paese di Pulcinella ed i suoi teatrini. Maggiore risalto è stato dato allo spettacolino
offerto dal sacerdote e dal prefetto, nel voler continuare a dimostrare che i
Napoletani rimangono confinati nella loro mentalità "borbonica" usata come dispregiativo e non invece chi
davanti ad una assurda ed inspiegabile sofferenza ha lanciato un messaggio
coraggioso, di forza e di rinascita. Una reazione che da più parti deve unirsi ed emergere.
quel “Noi siamo di più” deve diventare un nuovo slogan per la nostra Napoli, per il nostro popolo. I media ci raccontano e gli spettatori seguono una fiction. Non vogliono farci conoscere come cittadini attivi, stanchi, infuriati, la questione è caduta su "Il Signore e la Signora". Non vogliono dire la verità, non vogliono far capire che qui lo Stato e le Istituzioni hanno mietuto un'altra vittima innocente.
“Noi siamo gli onesti, noi non dobbiamo aver paura”
quel “Noi siamo di più” deve diventare un nuovo slogan per la nostra Napoli, per il nostro popolo. I media ci raccontano e gli spettatori seguono una fiction. Non vogliono farci conoscere come cittadini attivi, stanchi, infuriati, la questione è caduta su "Il Signore e la Signora". Non vogliono dire la verità, non vogliono far capire che qui lo Stato e le Istituzioni hanno mietuto un'altra vittima innocente.
Il buono stanca, il
resto è audience.
Mio
padre, la cui statura non rende giustizia della sua nobile persona, è venuto a
prendermi all’uscita dell’aeroporto con un pacco di sfogliatelle calde, appena
sfornate. Chi meglio di lui conosce i miei desideri. Ero bambina quando giravo
in macchina con i miei, ripetendo loro che da grande avrei fatto il sindaco per
mettere fiori su ogni balcone.
Oggi quei fiori sono per Lino.
Addio
Rosanna Ferrigno: " Noi siamo di più"
Il 30 ottobre, 2012 Rosanna mi scrive questo:
Ti ringrazio molto per queste parole. sono la conferma che il mio GRIDO, nato dal cuore con unica sincerità, è stato ascoltato ed il messaggio ricevuto. Ho parlato al cuore di tutti con il cuore, con rabbia e amore, perchè il sentimento che ci contraddistingue dalla camorra è proprio questo: l'amore...per i propri familiari, per la propria terra, per i propri simili...non dobbiamo perdere la fiducia, e tu con queste parole me ne dai credito, perchè non hai dimenticato il mio pensiero. NOI SIAMO DI PIU'... e ci credo veramente. Ma il nostro impegno più grande forse è proprio questo : ricordarlo. Come deve essere ricordato Lino, per l'amore che mostrava nei piccoli gesti verso la vita. Ripeto sono felice di aver letto questo post, rivedere le mie parole riscritte con sincerità e con forza.
NOI SIAMO DI PIU'
Rosanna Ferrigno
Oggi quei fiori sono per Lino.
Addio
Rosanna Ferrigno: " Noi siamo di più"
Il 30 ottobre, 2012 Rosanna mi scrive questo:
Ti ringrazio molto per queste parole. sono la conferma che il mio GRIDO, nato dal cuore con unica sincerità, è stato ascoltato ed il messaggio ricevuto. Ho parlato al cuore di tutti con il cuore, con rabbia e amore, perchè il sentimento che ci contraddistingue dalla camorra è proprio questo: l'amore...per i propri familiari, per la propria terra, per i propri simili...non dobbiamo perdere la fiducia, e tu con queste parole me ne dai credito, perchè non hai dimenticato il mio pensiero. NOI SIAMO DI PIU'... e ci credo veramente. Ma il nostro impegno più grande forse è proprio questo : ricordarlo. Come deve essere ricordato Lino, per l'amore che mostrava nei piccoli gesti verso la vita. Ripeto sono felice di aver letto questo post, rivedere le mie parole riscritte con sincerità e con forza.
NOI SIAMO DI PIU'
Rosanna Ferrigno
Ti ringrazio per avermi dato l'onore di poter leggere il tuo blog...scrivi benissimo perchè scrivi con il cuore; arrivi al cuore perchè scrivi con l'amore di chi è lontano dalla sua amata città; Sai amare perchè vivi con passione; hai passione perchè sai entrare nelle cose e scoprirne i segreti più nascosti; i segreti sono lo scopo della tua ricerca; la tua ricerca porterà dei frutti; Quei frutti arricchiranno la tua terra; la tua terra sono i tuoi ricordi; i tuoi ricordi sono la sopravvivenza; la sopravvivenza è la tua forza; la tua forza è il tuo amore!!! Complimenti Paola con stima Domenico Basile
RispondiEliminaE' semplicemente piacevole poter arrivare alla comprensione e quindi a poter toccare l'anima del proprio interlocutore. Grazie a te Domenico.
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