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foto dal blog " La forte voce dei giovani" |
Una volta mi dicevano: conta fino a dieci prima di parlare, oggi direi, conta, prima di scrivere...
Nell’epoca dei messaggini, delle mail, dei social network, della conversazione telematica in genere,
dove è l’uso semantico delle parole?
Facebook costituisce un "mercimonio" di parole e frasi di disprezzabile maleducazione non solo verso la persona interessata, ma tuttavia spesso nei confronti di un compagno/a. Una volta credo si era consapevoli di poter mancare di rispetto, se si mandavano SMS dopo un certo orario, o se si telefonava.
E i complimenti erano ben pesati se ad ascoltarli c'era anche la controparte o quantomeno venivano lasciati con la grazia di farli accogliere.
E i complimenti erano ben pesati se ad ascoltarli c'era anche la controparte o quantomeno venivano lasciati con la grazia di farli accogliere.
E' facile dire ed è un po' da vigliacchi, quando gli sguardi sono nascosti. I pensieri accolgono un "mi piaci" non più sospirato...Oggi sembra che scriversi quotidianamente, cercarsi su fb, non costituisca un problema, rientra nella normalità delle relazioni. Eppure non è tollerabile per una coppia. Destabilizza, crea insane incomprensioni.
Ebbene Facebook ci concede tutto.Ci concede di non rispondere ad una mail o a rispondere come se l'interlocutore fosse uno di famiglia, senza riguardo, rispetto, sensibilità.
Ci concede di abusare di parole di stima, di gratitudine, di affetto, di amore a volte.
Parole che diventano assordanti quando a tanta enfasi non segue un comportamento coerente.
Facebook ci considera "macchine" a cui vanno inseriti piccoli ingranaggi mentali con reazioni perfettamente sincronizzate, unge i suoi motori e li fornisce di carburante attraverso i sentimenti e le emozioni che vengono scaturiti. Siamo in preda ad un delirio collettivo, in cui la massa non è più consapevole, si abbandona alla sua superficialità e ha scarsa memoria dell'educazione che ci hanno insegnato da piccoli quando non si interagiva ancora con la tecnologia, quando ad una azione si temeva la reazione.
Parole che diventano assordanti quando a tanta enfasi non segue un comportamento coerente.
Facebook ci considera "macchine" a cui vanno inseriti piccoli ingranaggi mentali con reazioni perfettamente sincronizzate, unge i suoi motori e li fornisce di carburante attraverso i sentimenti e le emozioni che vengono scaturiti. Siamo in preda ad un delirio collettivo, in cui la massa non è più consapevole, si abbandona alla sua superficialità e ha scarsa memoria dell'educazione che ci hanno insegnato da piccoli quando non si interagiva ancora con la tecnologia, quando ad una azione si temeva la reazione.
Oggi sorrido alla maleducazione, alla mia disillusione, ed ascolto il silenzio, quel silenzio che segue a tante parole..
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